Ci sono giornate in cui mi diverto a leggere alcune email strane che arrivano al mio indirizzo.
Come sapete, abbiamo attivato ormai da molto tempo una vetrina esordienti, in cui diamo visibilità ad alcuni scrittori che hanno pubblicato romanzi. Tale vetrina, lo abbiamo sempre detto e scritto ovunque, non è aperta a tutti, anche perchè richiederebbe un lavoro abbastanza corposo per essere aggiornata costantemente.
La vetrina in questione è dedicata esclusivamente ai miei amici e a coloro che decidono di collaborare seriamente con il nostro portale letterario, fornendoci materiale e aiutandoci ogni tanto con il sito, senza aspettare di essere pubblicati e poi sparire nel nulla.
Ebbene, arrivano email come la seguente:
“Salve, ho da poco pubblicato un romanzo presso l’editore X, ma scrivo anche poesie. Vorrei pubblicare poesie sul vostro sito ma non ho capito come fare per aggiungerle. E poi fatemi sapere al più presto come devo fare per aggiungere subito il mio libro tra i vostri scrittori emergenti.”
E ancora:
“Sono Mario Rossi e ho pubblicato il mio primo libro dopo tante fatiche. Ho visionato il vostro sito e lo trovo ottimo, ma non riesco a trovare la procedura per inviare il file del libro e inserirlo nella vetrina per scrittori…come fare???”
Queste email, se da un lato mi fanno sorridere, dall’altro mettono in risalto la triste realtà italiana, nella quale gli aspiranti poeti e scrittori si girano tutti i siti letterari, convinti che ogni portale sia a loro disposizione, come una sorta di ufficio pubblico. Sono inoltre convinti che chi porta avanti il sito sia tenuto a pubblicare subito qualunque cosa essi chiedano di rendere pubblica.
Questa vanità, o se vogliamo maleducazione (bisognerebbe almeno avere l’educazione di chiedere se è possibile essere pubblicati) è molto diffusa e colpisce indistintamente tutti i siti letterari, amatoriali o di case editrici, come di associazioni culturali. Anche i semplici forum o blog personali vengono presi d’assalto da queste persone che non leggono i regolamenti e se li leggono non li capiscono.